
Si è svolto oggi a Roma, in collegamento con centinaia di interessati, il Convegno che ha presentato i dati raccolti da OICE sulla digitalizzazione e delle gare nel BIM. Il report è stata l’occasione per ascoltare i punti di vista dei committenti pubblici, dei professionisti impegnati nella progettazione, nonché delle società di costruzione.
Si è svolto oggi a Roma, in collegamento con centinaia di interessati, il Convegno che ha presentato i dati raccolti da OICE sulla digitalizzazione e delle gare nel BIM. Il report è stata l’occasione per ascoltare i punti di vista dei committenti pubblici, dei professionisti impegnati nella progettazione, nonché delle società di costruzione.
L’evento si è aperto con l’intervento di Giorgio Lupoi, Presidente di OICE, che ha introdotto i lavori illustrando le finalità e il programma della giornata. Subito dopo, Alfredo Ingletti, Vice Presidente OICE per la digitalizzazione, ha presentato il Report OICE sulla digitalizzazione e le gare BIM, offrendo una panoramica sui risultati ottenuti e sulle difficoltà incontrate.
Hanno partecipato esperti di rilevanza nazionale e internazionale. Giuseppe Busia, rappresentante dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), ha approfondito il tema della digitalizzazione e del ruolo dell’ANAC, analizzando le novità introdotte dal Correttivo del Codice Appalti. Pietro Baratono, già Presidente della Seconda Sezione del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, ha illustrato le principali innovazioni legate alla modellazione elettronica del progetto.
Maddalena Rostagno, esperta certificata in Intelligenza Artificiale presso il Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston e Direttrice Ricerca e Sviluppo presso GAE Engineering, ha introdotto il pubblico all’intelligenza artificiale e alle sue applicazioni nel campo dell’ingegneria, delineando scenari promettenti per il futuro tecnologico del settore.
Il programma è proseguito con due tavole rotonde, entrambe moderate da Andrea Dari di Ingenio. Nella prima, dedicata alle associazioni, hanno partecipato ANCE con Cecilia Hugony, CNI con Sandro Catta, LEGACOOP con Daniele Branca, ASSORUP con Daniele Ricciardi e OICE con Alfredo Ingletti. Nella seconda tavola rotonda, focalizzata sugli operatori, si sono confrontati ANAS con Giorgia Potestà, ADR con Paolo Cambula, ITALFERR con Daniela Aprea e altri operatori di rilievo, come Mauro Moroni di PROITER e Guglielmo Migliorino di DUOMI.
La giornata si è conclusa con un intervento di Giorgio Lupoi, che ha raccolto gli spunti emersi e offerto una riflessione sulle prospettive future. L’evento ha affrontato temi cruciali per la digitalizzazione e la modernizzazione del settore, mettendo in evidenza il ruolo delle nuove tecnologie e delle collaborazioni istituzionali.
Leggi il rapporto sul sito di OICE.
Di seguito un estratto del contributo di ASSORUP al Report OICE.
La digitalizzazione degli appalti pubblici è ancora incompleta, interessando solo parte del ciclo dei contratti pubblici. Una digitalizzazione della fase esecutiva potrebbe supportare quella di programmazione, consentendo di individuare correttamente i fabbisogni. Tuttavia, attualmente è solo la fase di affidamento a essere gestita in modalità digitale, affrontando problematiche legate all’interoperabilità e all’utilizzo dei servizi ANAC, come ANACFORM e FVOE. Inoltre, le piattaforme di approvvigionamento digitale sono state aggiornate senza considerare il livello di competenza degli utenti, introducendo tipologie di account non previsti dal Codice dei contratti pubblici, permettendo così la gestione telematica da parte di soggetti diversi dal RUP. Gli aggiornamenti alle piattaforme nazionali, come il MEPA, hanno raccolto osservazioni solo da utenti esperti, senza offrire supporto adeguato a chi ha meno dimestichezza con questi strumenti. Anche la fase di progettazione è poco digitalizzata, nonostante alcune esperienze positive.
È necessaria una riforma organizzativa e delle competenze, con investimenti da parte delle stazioni appaltanti e dei professionisti, accompagnati dalle istituzioni. Il BIM, più di un semplice modello digitale, rappresenta un cambiamento culturale che necessita di supporto per l’adozione e di progetti formativi pratici, dove esperti trasmettano le competenze a colleghi tecnici e RUP. La fase esecutiva è limitata all’invio dei certificati dei lavori alla Piattaforma ANAC, ma spesso le stazioni appaltanti non trasmettono correttamente i dati sul completamento, ostacolando la visione integrata. Il successo del contratto, risultato condiviso da committenza pubblica e mercato, rappresenta l’obiettivo principale: soddisfare l’interesse pubblico e garantire pagamenti puntuali. Tuttavia, l’attuale frammentazione digitale richiede costi di apprendimento sia per il mercato, impegnato in processi telematici diversi, sia per le stazioni appaltanti, che selezionano strumenti a seconda del valore e della natura dell’appalto. Una piattaforma unica nazionale potrebbe essere una soluzione, benché comporti sacrifici per i fornitori di sistemi di e-procurement, simile all’abbandono della ceralacca per garantire la segretezza delle offerte. In parallelo, la progettazione necessita di un sostegno continuo. Dal 1° gennaio 2025, con l’introduzione obbligatoria del BIM, sarà fondamentale raccogliere tutte le informazioni utili alla gestione del contratto, come modifiche, penali e riserve, in una banca dati, per consentire analisi e migliorare la programmazione futura. Solo così sarà possibile completare il ciclo digitale degli appalti.
Il mercato e la committenza pubblica condividono un interesse comune: il risultato del contratto. Questo principio cardine del Codice garantisce il soddisfacimento dell’interesse pubblico e il pagamento puntuale del prezzo d’appalto. Per raggiungere tale obiettivo, è essenziale semplificare le procedure di affidamento. Tuttavia, le molteplici piattaforme di approvvigionamento digitale attualmente in uso impongono al mercato di affrontare processi con impostazioni diverse, comportando costi di apprendimento significativi. Parallelamente, le stazioni appaltanti dispongono di strumenti telematici differenti, selezionati in base al valore dell’appalto o alla natura dell’ente. Una piattaforma unica nazionale potrebbe rappresentare una soluzione efficace per ridurre queste complessità, benché ciò richieda ai fornitori di sistemi di e-procurement di adattarsi, rinunciando ai loro mercati consolidati. Una simile trasformazione non sarebbe una novità: basti pensare alla fine dell’uso della ceralacca negli appalti pubblici, sostituita da metodi più moderni per garantire la segretezza delle offerte. Anche la progettazione necessita di supporto.
Il Correttivo al Codice ha confermato l’introduzione obbligatoria del BIM a partire dal 1° gennaio 2025. Si tratta di un intervento che consolida un percorso già avviato, ma che richiede ulteriore sostegno. In fase esecutiva, è fondamentale raccogliere informazioni utili alla gestione del contratto, come modifiche, penali e riserve, archiviandole in una banca dati. Questo permetterà analisi dettagliate e stime più precise, migliorando la futura programmazione. Solo in questo modo si potrà compiere il passo decisivo verso un ciclo digitale completo degli appalti.