A seguito dell’incontro con il Vice Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. l’Ufficio Studi ASSORUP ha prodotto un rapporto sulla professionalizzazione del RUP in Italia e nei principali Stati dell’Unione Europea.
Le direttive europee in materia di contratti di concessione (2014/23/UE) e di appalti nei settori ordinari (2014/23/UE) ed in quelli speciali (2014/25/UE) non contengono disposizioni specifiche sul personale delle stazioni appaltanti chiamato a prendere parte alle diverse fasi del ciclo del contratto (programmazione, progettazione, affidamento ed esecuzione).
In ambito comunitario l’esigenza di una maggiore professionalità delle risorse umane impegnate negli affidamenti pubblici è stata registrata con la Raccomandazione della Commissione Europea n. 2017/1805 del 3 ottobre 2017 relativa alla professionalizzazione degli appalti pubblici “Costruire un’architettura per professionalizzazione degli appalti pubblici”. Il documento stabilisce tre obiettivi strategici:
I. Sviluppare l’architettura politica adeguata per la professionalizzazione: per avere un impatto reale, è opportuno che ogni politica di professionalizzazione possa contare su un sostegno politico di alto livello. Ciò significa definire chiaramente le responsabilità e i compiti attribuiti alle istituzioni centrali, sostenere gli sforzi compiuti a livello locale, regionale e settoriale, garantire la continuità tra cicli politici, utilizzando, ove opportuno, le strutture istituzionali che promuovono la specializzazione, l’aggregazione e la condivisione delle conoscenze.
II. Risorse umane — migliorare la formazione e la gestione delle carriere dei professionisti degli appalti pubblici: gli operatori nel settore degli appalti pubblici, vale a dire il personale coinvolto negli appalti per la fornitura di beni, servizi e opere, nonché i revisori e i funzionari responsabili del controllo dei casi di appalti pubblici, devono possedere le qualifiche, la formazione, le competenze e l’esperienza necessarie al loro livello di responsabilità. Si tratta di disporre di personale esperto, qualificato e motivato, di offrire la formazione e lo sviluppo professionale continuo necessari, nonché di sviluppare una struttura di carriera e incentivi volti ad aumentare l’attrattiva della funzione degli appalti pubblici e a motivare i funzionari pubblici a conseguire risultati strategici.
III. Sistemi — fornire strumenti e metodologie atti a sostenere la pratica professionale degli appalti pubblici: gli operatori nel settore degli appalti pubblici devono essere dotati di strumenti e sostegno adeguati per agire in modo efficiente ed ottenere il miglior rapporto qualità/prezzo per ciascuna acquisizione. A tal fine è opportuno garantire la disponibilità di strumenti e processi per promuovere appalti pubblici intelligenti, quali strumenti per gli appalti elettronici, orientamenti, manuali, modelli e strumenti di cooperazione, accompagnati dalla formazione, dal sostegno e dalla competenza corrispondenti, nonché l’aggregazione di conoscenze e lo scambio di buone pratiche.
A seguito della citata Raccomandazione la Commissione Europea ha sviluppato degli strumenti per realizzare una maggiore professionalizzazione di coloro che ricoprono ruoli chiave nelle procedure di appalto e concessione. In particolare è stato realizzato il progetto “ProcurCompEU – European competency framework for public procurement professionals” mettendo a disposizione degli Stati Membri:
- una matrice delle competenze che delinea le 30 competenze e abilità che i professionisti degli appalti pubblici dovrebbero avere a seconda del ruolo che svolgono
- uno strumento di autovalutazione che i professionisti e le organizzazioni degli appalti pubblici possono utilizzare per valutare i propri livelli di competenza e maturità organizzativa nelle competenze identificate nella matrice delle competenze
- un programma di formazione generico che mostri come le pubbliche amministrazioni possono migliorare le competenze dei propri professionisti degli appalti.
Il modello proposto da Commissione Europea è strutturato attorno alla descrizione di 4 livelli di professionalità: base, intermedio, avanzato e esperto.
I predetti livelli possono essere raggiunti mediante il rafforzamento delle competenze individuate nella seguente matrice.
È opportuno precisare che lo studio realizzato dalla Commissione non intende imporre particolari soluzioni agli Stati membri o alle organizzazioni, né si prefigge di definire limitazioni o requisiti minimi per quanto riguarda l’accesso alle mansioni professionali relative agli appalti. Dovrebbe essere visto, al contrario, come uno strumento volontario e del tutto personalizzabile volto a:
- facilitare l’assunzione, la formazione e l’avanzamento di carriera di tutti i professionisti interessati;
- consentire alle organizzazioni di orientare la gestione delle risorse umane coerentemente ai loro obiettivi;
- innalzare il livello di competenza del personale addetto agli appalti pubblici in generale;
- valorizzare la dimensione multidisciplinare e strategica della figura del professionista degli appalti pubblici, aumentandone di conseguenza l’attrattiva.
Nell’ambito del progetto europeo sono stati inoltre prodotti report comparativi sulla professionalizzazione negli appalti pubblici nei paesi dell’Unione Europea ed in alcuni paesi terzi.
Nelle schede allegate è riportato lo stato della professionalizzazione dei RUP nei seguenti paesi: FRANCIA, GERMANIA e SPAGNA. Per una più ampia analisi si allega una scheda sulla figura del responsabile unico del procedimento in ITALIA.
In conclusione, il sistema nazionale appare essere quello più evoluto sebbene non corrisponda esattamente alla ripartizione per livelli di competenza della proposta europea in cui si prendono in considerazione esclusivamente le capacità determinate dalla formazione. L’art. 31 del codice dei contratti vigente e le linee guida n. 3 dell’ANAC disegnano la figura del RUP stabilendo requisiti di inquadramento professionale, titoli ed esperienza per lo svolgimento delle procedure d’appalto. Nell’analisi di PrecurComp non si opera alcuna distinzione relativa alla tipologia (lavori, servizi forniture), al valore (soglia per affidamenti diretti e per procedure di rilievo europeo) o alla specificità (complessità, molteplicità delle competenze, innovatività) del contratto di appalto.
Peraltro non pare che ci sia un coordinamento delle politiche formative sul RUP lasciando a singoli attori (MIT, ANAC, DFP, SNA, ITACA, etc.) il compito di promuovere la professionalizzazione dei soggetti coinvolti nelle procedure, i quali trovano un’ampia offerta di training anche nel mercato degli operatori economici che offrono seminari e percorsi formativi, assieme alle Università che realizzano corsi e master di primo o secondo livello. Oltre all’introduzione della suddivisione per livelli di competenza la figura del RUP, nel sistema nazionale si potrebbe ipotizzare la costituzione di un albo nazionale, così come previsto per i componenti delle commissioni giudicatrici, dal quale le stazioni appaltanti possano attingere al fine di garantire la massima professionalità per appalti e concessioni di particolare rilievo.
Il report completo, realizzato con il contributo di Fiorella Leone, Onofrio Di Bari e Daniele Ricciardi, può essere scaricato qui.
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